Per la serie cosa ci hanno lasciato le serie TV dopo la loro fine, oggi toccherò deliberatamente un tasto molto dolente. Sto parlando di Game of Thrones, il colossal seriale che si è concluso nel 2019 lasciandoci tutti (ma davvero tutti) esterrefatti e molto arrabbiati.
Sebbene non abbia disprezzato l’ottava stagione, ho impiegato parecchio a metabolizzare il finale. Lì per lì, ricordo, volevo trovargli un senso. Lo volevo così disperatamente che avevo cercato di far combaciare pezzi che tra loro non si incastravano per niente. Me ne rendo conto solo ora, perché ora capisco quanto triste e svilente sia stato aver atteso tutti quegli anni per giungere ad un finale scritto con i piedi.
Il presumibile declino dell’ultima stagione
Come dicevo, a me l’ultima stagione non è dispiaciuta. L’ho trovata piuttosto in linea con le precedenti, ma non posso negare che sia stata sbrigativa e, su alcuni punti fondamentali, poco coerente. L’uccisione del Night King per mano di Arya, ce lo ricordiamo tutti, è stato uno dei momenti più WTF dell’intera serie. Anni interi a parlare della battaglia del secolo, ad aspettare che si avverassero non so quante teorie.
Dopotutto, Bran era stato dietro la Barriera, aveva conosciuto i Figli della Foresta, aveva perso Odor in uno degli episodi che più di tutti ci aveva fatto sperare in un disegno grandioso. Bran Stark, il Corvo a Tre Occhi, che si vociferava potesse essere lo stesso Night King oppure Bran il Costruttore del passato. Sembrava che i viaggi nel tempo fossero stati sdoganati, e ci sarebbe stato alla grande.
Ma niente. Anni di aspettative, di personaggi morti nei modi più improbabili, per arrivare alla battaglia che tutti aspettavamo fin dalla prima stagione… e la battaglia finisce così, senza troppe perdite importanti, senza colpi di scena. Se non Arya, che ormai addestratissima, riesce ad uccidere il Night King così di botto.
Braavos: come sprecare una storyline ben costruita in poche semplici mosse
La storyline di Arya, tra l’altro, era una delle più affascinanti. Gli Uomini Senza Volto, il suo addestramento a Braavos da parte di Jaqen, il mistero dietro il No-One. Tutti pensavamo che la storia di Arya si sarebbe rivelata utile per qualcuno, ma nessuno immaginava che il suo scopo fosse quello di uccidere il Night King.
Speravo che Arya portasse a termine la sua lista uccidendo Cersei, vendicando finalmente la sua famiglia, dimostrandosi la giovane donna coraggiosa che abbiamo visto crescere. Dove è finito l’alone di mistero degli Uomini Senza Volto? Dove sono finite le teorie su Arya e su Braavos? Semplice, sono finite in frantumi come il Night King, insieme a tutte le nostre speranze e certezze.
Cersei: la fine, indecente, del personaggio migliore della serie
Se c’è un personaggio che ho amato con tutta me stessa dall’inizio alla fine è Cersei. Cersei è l’unico personaggio scritto veramente bene in tutta la serie. Non ha falle, non ha incoerenze. Le uniche due cose che le interessano sono il potere e i suoi figli, e pur di difendere queste cose è disposta a tutto. Cersei è un personaggio davvero di spessore, impegnativo da comprendere ma che non si può odiare – complice l’interpretazione meravigliosa di Lena Haedy.
Ebbene, la morte di Cersei tra le macerie della Fortezza Rossa è stato quanto di più brutto io abbia visto nell’ultimo episodio. Passi il nonsense di Jaime che abbandona Brienne e tutti i suoi ideali per tornare da Cersei, passi il fatto che Cersei decida per la prima volta in vita sua di scappare. Ma farla morire così proprio no. Da un lato credo che sarebbe stato comunque molto difficile trovare una morte degna del suo personaggio, ma dall’altro rabbrividisco ogni volta che ci penso.
Speravo in una vendetta da parte di Jaime, o nel fatto che Arya riuscisse ad entrare ad Approdo del Re e ucciderla e invece niente. Due macerie in testa e addio Regina Cersei. Nel modo più idiota possibile.
Unpopular opinion: il personaggio di Daenerys è stato davvero rovinato?
Questo è l’unico punto su cui continuo a rimanere ferma. A me, l’evoluzione o involuzione di Daenerys, è piaciuta da matti. Ho trovato molto appropriato che impazzisse, non solo per le storie che circolano sui Targaryen, ma proprio perché è stata l’esatto esempio del potere che logora anche l’animo più candido.
La lotta per ottenere ciò che era suo di diritto, aveva portato Daenerys a focalizzarsi solo sul potere e non sulla strada giusta per ottenerlo. Reduce da sforzi immensi, Daenerys non era più in grado di gestire emotivamente tutto ciò che derivava dall’essere a capo di un esercito. Non è una giustificazione, ma è un dato di fatto. Il fatto che sia impazzita è solo una bellissima ciliegina sulla torta che dimostra come sia di fatto impossibile spezzare la ruota di cui lei amava tanto parlare.
La scena in cui Daenerys si affaccia trionfante dalle scale di Approdo del Re e Drogon apre le ali dietro di lei è meravigliosa. Il fatto che Daenerys sia ormai una tiranna a tutti gli effetti l’ho trovato sublime. La cenere che cade su Approdo del Re, che tutti avevamo pensato fosse neve, è un richiamo geniale alle prime stagioni. Costruito a tavolino per sistemare gli errori fatti? Forse, ma a me è piaciuto moltissimo.
Solo che, purtroppo, anche in quel caso si è voluto strafare. Game of Thrones sarebbe potuto finire lì e lasciarci un bel ricordo, ma invece a quanto pare hanno pensato che non avessimo sofferto abbastanza.
Il finale: quando troppa fantasia è deleteria anche per un fantasy
Game of Thrones è un fantasy, quindi la fantasia dovrebbe avere una sua collocazione ben precisa nella storia. Tuttavia, nel finale (e intendo gli ultimi venti minuti) si viaggia su lunghezze d’onda davvero surreali.
Per otto stagioni ci interroghiamo sulle origini di Jon Snow, per otto stagioni seguiamo le sue vicende, cerchiamo di trovargli un posto e un nome che non sia quello di un figlio bastardo. Arriviamo alla rivelazione sulle sue origini e ci sentiamo sollevati, felici, entusiasti per cosa potrebbe accadere. Scopriamo, alla fine, che lui è anche il legittimo erede al trono. Finalmente una gioia per un personaggio che ha sofferto troppo.
Ma nonostante ciò, sul finale veniamo spiazzati dalla trovata più imbarazzante mai vista in una serie TV. Jon, in qualità di legittimo erede al trono, uccide Daenerys riconoscendola come una tiranna ma poi viene punito. Cioè, libera a tutti gli effetti Westeros da un altro regno di tirannia e per questo paga venendo mandato nuovamente in esilio. Esilarante e paradossale. Arrivata a quel punto, infatti, non ce l’ho fatta più. Se fino a poco prima riuscivo più o meno a dare un senso a quello che avevo visto, dopo questo ci ho rinunciato.
Ma cosa ci ha lasciato, quindi, Game of Thrones?
Game of Thrones, a due anni dalla sua fine, ci ha lasciato una grandissima quantità di amaro in bocca. Un’amarezza difficile da mandare via, difficile da digerire, difficile anche da ammettere. Ci ha lasciati in un limbo, uno spazio infinito in cui non capiamo se siamo stati presi in giro o se, alla fine, è tutto successo davvero. Come se non volessimo ammettere veramente di essere rimasti delusi e arrabbiati ma allo stesso tempo ci arrabbiassimo ogni giorno di più, per un finale che sembra ridicolizzare tutto quello che abbiamo visto prima.
Game of Thrones ci ha mentito. Ci ha ingannato. E’ entrato nei nostri cuori, ci ha fatto affezionare e poi ci ha abbandonati a noi stessi, alla nostra rabbia, alla nostra incredulità. Un’incredulità da cui non riusciamo a guarire neanche dopo due anni ma che, anzi, paradossalmente aumenta sempre di più. Ci sono giorni in cui mi sembra di stare ancora aspettando un finale degno di questo nome. Altri giorni, invece, mi ripeto che forse, semplicemente, non era destino.