Recensioni, Serie TV

Luna Park: recensione della nuova serie made in Italy di Netflix

Arriva su Netflix una nuova serie italiana dal nome particolare: Luna Park. Racconta la storia di una famiglia di giostrai e di una famiglia della Roma bene degli anni ’60, dove segreti e misteri si intrecciano in una trama molto carina da seguire che lascia spazio ad una seconda stagione.

Giovedì 30 settembre Netflix ha distribuito la sua ultima produzione made in Italy: Luna Park. La serie, di cui avevo sentito parlare perché girata in parte in un luna park vicino casa mia, non ha avuto una grandissima promozione, probabilmente per paura che fosse un flop totale.

Invece, questa volta devo dirlo, credo che per la prima volta abbiamo un prodotto sufficientemente discreto e che si lascia guardare senza troppi intoppi. Il che, per le produzioni italiane di Netflix fino ad oggi, è un vero e proprio record.

Cosa ha di diverso Luna Park?

La trama di questa serie è piuttosto semplice ma – per fortuna – lontana dalle cose cui siamo abituati. Non c’è (solo) criminalità organizzata come in Suburra, che per un periodo sembrava l’unica cosa che noi italiani sapessimo fare. Non c’è (troppo) soprannaturale da non saperlo gestire bene, come in Curon (che comunque non mi era dispiaciuta) o Luna Nera. Non c’è (solo) teen drama, come il Baby.

Luna Park è una serie che mette insieme diversi elementi ma che, nel complesso, risulta più che guardabile e riesce ad appassionare facilmente. La trama è semplice e scorrevole, il mistero è interessante e gli attori sono piuttosto bravini. Un po’ stereotipata, certo, ma ogni serie senza troppe pretese ha i suoi stereotipi. Nel complesso, devo dire che non mi è dispiaciuta per niente.

La trama di Luna Park

La storia segue un filo temporale unico, ad eccezione di un solo flashback nel quarto episodio. Siamo negli anni ’60 e una ragazza, Rosa, decide di farsi leggere le carte da una cartomante in un luna park. Rosa chiede alla cartomante notizie su sua sorella gemella, Adele, scomparsa all’età di un anno. Di punto in bianco, la cartomante, Nora, sentito un particolare sulla piccola Adele, smette di leggere le carte e manda via Rosa.

Inizia così un percorso che porterà a scoprire verità nascoste e segreti di cui nessuno era a conoscenza, se non la nonna di Nora, anziana signora a capo della famiglia di giostrai che gestisce il luna park. La famiglia di Nora e quella di Rosa condividono molto più di quello che sembra, ma alle loro vicende si aggiunge anche un piccolo giallo che vede protagonista il fratello di Rosa, Gigi, e la loro cerchia di amici.

Le domande senza risposta e l’eventuale seconda stagione

Ho letteralmente divorato tutti gli episodi in pochissimo tempo, perché la storia ha suscitato in me una certa curiosità. Tuttavia, sono rimasta piuttosto delusa sul finale perché termina così, di botto, senza rispondere ai quesiti più importanti: cosa è successo ad Adele? E cosa succederà a Nora e Simone?

Se pensate che Luna Park possa essere autoconclusiva, vi sbagliate di grosso. E questo è un male? Potrebbe. Perché tutto si sarebbe potuto risolvere con un solo episodio in più, rendendo la serie valida e interessante da guardare. Una seconda stagione, invece, rischia di allungare eccessivamente il brodo e di darci risposte che si sarebbero potute benissimo inserire nella prima stagione.

Il cast

Il cast vede la partecipazione di attori giovani, alcuni dei quali a me ancora sconosciuti, come Lia Grieco (Rosa), Simona Tabasco (Nora), Alessio Lapice (Simone), Guglielmo Poggi (Gigi). Insieme a loro, invece, anche attori adulti più conosciuti come Paolo Calabresi (Sig. Gabrielli), Fabrizia Sacchi (Lucia Gabrielli) e Milvia Marigliano (Miranda).

Ma quindi, merita di essere vista?

Se quello che vi state chiedendo è se Luna Park meriti di essere vista, la mia risposta è sì. Ultimamente mi sento piuttosto buona verso le nuove produzioni Netflix, lo devo ammettere, ma la verità è che mi aspettavo molto peggio.

Mi aspettavo una serie banale e poco carina, fatta (solo) di stereotipi e dal solito ritmo italiano, invece ho trovato qualcosa di leggero e avvincente allo stesso tempo. Un’ottima riuscita, dal punto di vista delle serie TV commerciali. Non si tratta di un prodotto di nicchia né di qualcosa di altamente elaborato, ma si lascia guardare molto più di tante altre serie. Quindi sì, datele una possibilità.

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