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NOI: finale della prima stagione, cosa non ha funzionato?

Si è conclusa domenica sera la prima stagione di Noi, remake italiano di This is Us. Qualcosa è andato bene (anche molto, tra l’altro), ma qualcosa è definitivamente andato storto, e ha macchiato inevitabilmente la serie, facendola rimanere in secondo piano.

NOI porta in scena la storia della famiglia Peirò, una famiglia straordinariamente ordinaria, che però anziché assomigliare ai Pearson, sembra solo una pallida e distante imitazione della famiglia protagonista di This is Us. Il che è un peccato, perché con qualche piccolo accorgimento in più tutto sarebbe andato molto meglio e la serie sarebbe potuta risultare molto più godibile anche per chi ha amato This is Us.

Poca contestualizzazione

Ho trovato NOI molto meno contestualizzata di quanto si sarebbe potuto. O di quanto si sarebbe dovuto. Trasformare il Super Bowl nella finale dei mondiali e il Ringraziamento in Natale è stato a malapena sufficiente per contestualizzare una storia così semplice e allo stesso tempo complessa nel nostro paese.

Ad esempio, le origini di Daniele restano poco plausibili. Non perché non sia possibile, ma perché i flussi migratori in Italia negli anni ’80 riguardavano etnie diverse che nel corso degli anni a venire hanno vissuto delle vere e proprie discriminazioni (mi viene da pensare ai paesi dell’ex Jugoslavia, per esempio).

Ruoli troppo rigidi e un cast che non ha dato il meglio di sé

Anche i dialoghi, il più delle volte sono stati letteralmente presi e tradotti in italiano, cosa per cui sarebbe bastata la versione doppiata di This is Us. Ma il più grande errore commesso da NOI è stato quello di costringere un cast di per sé niente male in ruoli che non sono riusciti a fare propri.

Ad ogni scena, si percepiva il desiderio di fare qualcosa di uguale alla serie americana e non qualcosa di nuovo, di personalizzato. Magari con la stessa trama, ma con sfumature diverse. Non è bastato cambiare la storia del Pellegrino Rick con il Babbo Siciliano. Non è bastato neanche fare un buon casting, perché la sceneggiatura continuava a trascinarsi troppo dietro l’originale, senza dargli un vero tocco di novità.

Parliamoci chiaro, ben vengano i remake, ma se devono essere identici alla serie originale, a cosa servono? Ed è un peccato. Perché chi non ha visto This is Us ha apprezzato NOI, ma lo ha fatto (e questa è una triste constatazione) proprio perché non conosce This is Us. Non perché NOI, di per sé, riesca a trasmettere tanto quanto This is Us. Un esempio più che lampante è stato il penultimo episodio, Napoli, che voleva ricalcare Memphis, l’episodio 16 della prima stagione di This is Us. Il risultato, purtroppo, è stata una lieve imitazione che non ha scatenato la stessa valle di lacrime, nonostante dei buoni presupposti.

E – di nuovo – tutto questo è un peccato, perché il cast aveva i suoi pregi. Se Lino Guanciale è sempre una garanzia, gli altri sono stati delle buone scoperte, specie Claudia Marsicano (Cate) e Dario Aita (Claudio).

Claudio Peirò, il quarto fratello Pearson

Se c’è un personaggio che ho amato e che davvero è uscito dagli schemi restrittivi di questa serie, però, è stato Claudio. Dario Aita ha fatto esattamente ciò che mi sarei aspettata da tutti gli altri: ha creato un personaggio suo, con un suo spessore, con una sua emotività.

Il risultato è stato che ho guardato a Claudio Peirò come il quarto fratello Pearson. La sua storia, il suo modo di essere, non è una pallida imitazione della vita di Kevin Pearson – fatta eccezione per la storyline che, inevitabilmente, gli assomiglia – ma la storia di una persona combattuta, piena di insicurezze, con un potenziale che non fa fatica ad emergere.

Claudio somiglia a Kevin nella stessa misura in cui Kevin somiglia a Kate e a Randall e perciò potrebbe tranquillamente essere un quarto fratello. Complice, probabilmente, la differenza fisica che c’è tra lui e Justin Hartley (mentre per Cate e Daniele sono stati ingaggiati attori molto simili a quelli della serie originale), Claudio era il fratello su cui puntavo di meno e che invece mi ha piacevolmente sorpresa.

Ci sarà una seconda stagione?

A tutte le domande su un’ipotetica seconda stagione, nelle ultime ore i produttori stanno rispondendo che ci sono buone probabilità che venga realizzata. Quello che mi chiedo, però, è se a questo punto ce ne sia bisogno.

Mentre una prima stagione avrebbe avuto senso, se si fosse staccata leggermente dalla serie statunitense, proseguire su questa strada semplicemente traslando le scene senza dargli un minimo di contestualizzazione potrebbe essere molto più controproducente.

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